wtorek, 6 października 2015

Fermarsi alle apparenze

Mio marito ha un aspetto non proprio rassicurante. Tra capelli rasati, pizzo diabolico, altezza, peso e vocione incuterebbe timore a chiunque. In realtà è una pasta d'uomo, a meno che non si tratti di difendere le persone che ama, in qual caso diventa peggio di Terminator. Però riesce a commuoversi davanti a un film, rivedendo la scena di Pertini alla finale dei Mondiali dell'82, si è fatto scendere la lacrimuccia spesso anche ascoltando l'Inno di Mameli.

Il Gormitone sembra sfacciato e strafottente. In realtà è un bambino di un'insicurezza e di una sensibilità paurose e a tratti preoccupanti. Sta male per le liti con gli amici, versa ettolitri di lacrime ogni volta che si sente preso in giro o messo da parte. Non riesce proprio a far sua la pratica del "vincere di cortesia". E' terrorizzato dai cambiamenti e dalle novità, si è angosciato per tutta l'estate pensando che a settembre avrebbe dovuto cominciare a studiare francese ed è già in ansia per le medie. E' vero che nasconde bene queste sue caratteristiche dietro una loquacità impressionante e la tendenza a voler sempre e comunque l'ultima parola ma la sua vera natura è un'altra. E pur crescendo in altezza e in età più che i ragionamenti e le rassicurazioni la miglior cura rimangono sempre delle buone mezz'ore di coccole.

Il Gormitino ha l'apparenza di un fanciullino etereo e angelico. L'apparenza. In realtà è assolutamente determinato e caparbio. Vedendolo sembra si debba rompere da un momento all'altro ma una più attenta osservazione rivela il guizzo demoniaco negli occhi che la dice lunga sulla sua reale natura. Direi che caratterialmente somiglia Montmorency, il pestifero Fox Terrier di "Tre uomini in barca". Però è un ottimo attore e riesce a infinocchiare il mondo a colpi di sbattimenti di palpebre e "ti voglio bene" accuratamente calibrati. Ovvio poi che quando gira per casa cantando a squarciagola "L'inno del corpo sciolto" o irrompe in cucina annunciando che "Papà si è messo la cravatta con le tette!" visto che il genitore convinto di essere elegantissimo ha indossato quella con Jessica Rabbit stampata sopra non ci si può esimere dal rendersi conto che ti sta prendendo per i fondelli.

Io sono una perticona alta, vistosa e ingombrante, maldestra come un elefante in una cristalleria e logorroica da dar noia. Ho la voce squillante, i gesti ampi e la risata non proprio elegante. Ci metto un secondo a mandare a stendere chi me li fa girare ma ancora meno a chiedere scusa se mi rendo conto che ho sbagliato. Però so essere una buona ascoltatrice. Non do consigli se non specificatamente richiesti e anche in questo caso non uso mai l'imperativo "devi" ma sempre il condizionale, se fossi in te farei, penserei, direi... Se non mi si richiedono consigli o pareri sono sempre comunque dotata di scorte di fazzolettini per asciugare lacrime inopportune o, in alternativa, di battute per alleggerire l'aria e chiamare un sorriso. Sono un'arma di distrazione di massa. Non lo sembro ma sono affidabile e quello che mi viene raccontato rimane per me. Non ne parlo nemmeno con mio marito.

E' per questo che ci rimango di merda quando un'amica che reputo intelligente e sensibile si ferma alle apparenze e vengo a sapere da altri che le sono accaduti fatti importanti dei quali non ha ritenuto opportuno farmi partecipe.

Sì, sono grande e grossa. Ma pure un po' scema.

p.s. A volte però le apparenze vengono confermate e Lombroso non aveva tutti i torti sullo stabilire il carattere e le tendenze dalla fisionomia. Le facce da stronze appartengono a delle stronze effettive. Ma questa è un'altra storia.

Ferragosto 2011

Oggi è ferragosto e come ogni anno , l' ho trascorso a San primo , sopra Magreglio al rifugio Martina , dove ho mangiato una buonissima polenta con cervo,e da dove si vedono i 2 rami del lago di como , un bel posto con un magnifico paesaggio .Finalmente una giornata con tutta la famiglia la completo ed uniti,almeno per oggi .ecco a destra la foto di oggi. Ferragosto rappresenta per me ogni anno un giorno ed un momento di passaggio , all'interno di un anno , e pur quest'anno è stato un momento di gioia si , ma anche un momento per poter riflettere su quello che ho realizzato in questa parte di 2011 e di quello che potrò fare ancora, di progetti da sviluppare ed in cui credere , e in impegni da prendersi , per il mio futuro e per il mio lavoro , per altro ho 2 esami per la fine di settembre, ma non roviniamoci la bella giornata .... Parliamo un pò di sport : ieri è finito il torneo di tennis di Montreal vinto da djokovic su fish , e oggi è iniziato Cincinnati , dove c'è stata la bella vittoria di Fognini su Troicki !!tra poco meno di 2 settimane inizieranno i mondiali di atletica di Daegu in corea! evvai! non vedo l'ora .Stasera dopo 5 gg di stop sono tornato a correre ,causa un affaticamento multiplo , sia al tendine sinistro e all'adduttore della coscia sinistra, oggi ho fatto un lento lento a 5'40 al km per quasi 10 km con un forte allungo al'ultimo km !!ecco sotto la tabella . vediamo se nei prossimi giorni riprenderò bene , se non mi sentirò in forma potrei anche non gareggiare il 25/8 sui 10000m in pista come da programma .Buona notte e buone corse e buona fortuna a tutti e buone vacanze .

Fetta di Torta al vino rosso

Fullina Blog è raccolta di ricette culinarie, scrittura come mezzo di espressione e strumento di riflessione attraverso delle libere argomentazioni. Dentro un blog tanto lavoro, è un valido progetto, il tempo scarso, pubblica periodicamente. Dietro un blogger inteso come entità virtuale, un'identità, che esplica attraverso la parola il pensiero, confronta e relaziona il mondo esterno, anche solo tramite la lettura. Sotto i riflettori due parole strettamente connesse: Solidarietà ed Emarginazione. Due frasi distinte: "Ognuno nasce sotto una stella" e "A ciascuno la sua fetta di torta".In qualche modo e per certi versi, non c'è argomento più attinente di questo al cibo, specie in prossimità delle feste, sempre di più all'insegna dello sfarzo, dello sperpero e dello spreco, alberi "pacchianosi" e regali inutili, anche se in tempi di crisi. Gli emarginati, coloro i quali vivono tutti i giorni nel disagio sociale, sono una realtà presente di fronte alla quale spesso si bendano gli occhi. Emarginazione intesa anche come scelta di vita, spesso obbligata, o da chi non ha avuto la forza necessaria per reagire. Il mondo che mi  sta a cuore è quello dei cosiddetti clochards, o senzatetto, studi di sociologi sperimentano vivendo fra loro per capire a fondo le problematiche. Un pensiero ai nomadi, agli immigrati, ai vagabondi per stile di vita sparsi nel globo, ai viandanti che preferiscono una vita spirituale rinunciando a quella materiale e all'agiatezza, a tutti coloro che vivono in povertà, malattia, degrado, agli svantaggiati a tutti i discriminati, per razza, etnia, sesso, religione. Lo sguardo più grande allo sfruttamento minorile, istruzione e gioco per i bambini, agli anziani soli ed abbandonati, ai disabili. Un pensiero enorme a coloro che hanno la sfortuna di vivere in determinate aree geografiche, vittime di una cattiva gestione del potere, dell'economia, distribuzione delle risorse e della ricchezza. Solidarietà, aiutando i più deboli, dando voce, visibilità. La possibilità di un pasto caldo, un panettone, ne avanzano fino a pasqua, un piccolo aiuto materiale, un saluto, un sorriso, rivolgere la parola, potrebbero avere cose interessanti da dire, se non rispondono rispettare il loro silenzio, un pò di dolcezza, calore e nobiltà d'animo non costa niente e sarà come un raggio di sole nelle loro fredde giornate. Un gesto fatto con cuore, con umiltà e senza atteggiamento di sfoggio è una carica positiva operando nel bene, poi, il divertimento, l'allegria e tutti i festeggiamenti. Non è una morale o falso buonismo, è solo un messaggio, ognuno è libero di vivere a modo suo. Una carrellata a riguardo per riflettere. Tre film del genio Charlie Chaplin: Il monello, Luci della città, Luci della ribalta; testi e musica: il poeta in assoluto della musica pop, predicatore sensibile dell'Amore Universale John Lennon con Imagine, il maestro trascendentale, incantatore, conoscitore di culture e pittore Franco Battiato con La cura, il rapper, artista colto Caparezza con Le dimensioni del mio caos, il cantautore Antonello Venditti con In questo mondo di ladri, Jovanotti..., tante altre, ma credo basti per i timpani. Buone Feste con largo anticipo nella Fratellanza.Infine la ricetta della Torta al vino rosso.Ingredienti: per la base, 2 dosi di crema al vino rosso (preparate ognuna con: 70 g di cacao, 200 g di burro, 100 di vino rosso di qualità, 300 g di zucchero a velo) 4 uova, 100 g di farina di mandorle, 150 g di farina 00, 1 bustina di lievito per dolci. Per decorare, 1 bustina di granella di mandorle, granella di pistacchio. Preparazione: preparare la prima dose di crema al vino rosso 7' 50° vel.4. Mettere da parte e fare raffreddare. Con lo stesso procedimento preparare una seconda dose, una volta tiepida aggiungere le uova, le farine e il lievito 30'' vel.6. Versare il composto in uno stampo da 24 cm di diam. imburrato e infarinato, infornare a 200° per 30'. Lasciare raffreddare la torta, farcirla all'interno con la crema, chiudere e ricoprire con la crema rimasta, compresi i bordi. Spolverizzate con la granella di pistacchio la superficie e con quella di mandorle i bordi.       

Felsinea viaggi

Quando si va a Bologna si parte verso l'eldorado.

Mia madre si trasforma in una gestrice di bed&breackfast, prepara camere e lenzuola, asciugamani e derrate alimentari settimane prima, preparando già il terreno fertile su cui poi io successivamente coltiverò la mia eterna inadeguatezza di casalinga.

Per fortuna c'è mia sorella che mi consola confessando che lei pulisce casa solo qualche quarto d'ora prima dell'arrivo degli ospiti e scongela prontamente generi di conforto, mentre il marito (lo zio Freezer), si mette ai fornelli.

Il viaggio rassomiglia molto a quello di shrek e fiona, in cui il mulo molesto parla ininterrottamente per tutto il tempo cantando a squarciagola o chiedendo ogni 12 minuti se sono arrivati, oppure quando arriviamo, oppure quanto manca.

Solo che io di muli ne ho quattro.

Anzi no, tre, perchè nella nostra sette posti, Megamind si mette nell'ultima fila con una pila di 30 tex willer/topolini e non lo si sente per tutto il viaggio.

Non scende neanche in  autogrill.

Noi si vorrebbe intrattenerli con quei giochi da viaggio edificanti anni 80.

La gara delle province delle targhe delle macchine, non si può più da 20 anni.

La gara dei colori delle auto nemmeno, perchè sono ormai tutte dello stesso grigio-audi.

I tradizionali vecchi canti da viaggio, "Obella ciao", "quel mazzolin", o anche "Il piave mormorava calmo e placido al passaggio"(nonna, da lassù devi suggerirmi le parole), sono improponibili, Supermario vuole cantare "Fossi Figo" di Elio e Le Storie Tese fino alla nausea.

Nemmeno le canzoni dello zecchino d'oro se le fuma più.

Forse rimane solo il rosario da 150 avemarie coi misteri dolorosi, che noi fratelli ci facevamo di quelle dormite che poi all'ultimo padrenostro di solito eravamo arrivati.

Dopo tre ore canti, balletti, urla beluine, litigi, inesauribili racconti, proteste, degli altri tre, quasi ci dimentichiamo della sua presenza muta e silenziosa.

-TUTTI ZITTI!-

-Megamind, parla, hai qualcosa da dire?-

Lui alza gli occhi dal fumetto.-Sono innocente-

A Bologna, ci sono le Cose Di Bologna.

'Per esempio quest'anno mia mamma ha finalmente comprato il Nesquik, cedendo al bieco consumo di jankfood malsano e pieno di conservanti, ma no.

-No, nonna, noi vogliamo il tuo cacao amaro. Quello nel barattolo di latta rosso, quello che ci vogliono tre quarti d'ora a sciogliere nel latte, perchè completamente idrorepellente.-

E' il cacao di Bologna, scusa.

Poi ci sono i giochi degli zii quando erano piccoli.

Che sono di quando erano piccoli, però sulle scatole ci sono scritti a penna i nomi dei legittimi proprietari che non si sa mai; che la Zia A. da un momento all'altro potrebbe riprendersi la casa dell'800 dei playmobil,  lo Zio d'america si potrebbe portare oltreoceano il Fortino dei Nordisti e Sudisti, lo Zio Peter S.G. rimpiange gli omini G.I. Joe, mentre lo Zio Giacca litigherebbe con tutti per rivendicare la proprietà dell'immenso sacco pieno di lego.

A Bologna i bimbi mangiano prima, in cucina, come nell' ottocento, ma prima di mangiare esigono un antipasto sottoforma di salame, elargito dal nonno.

Il Cibo è un argomento di conversazione, il menù è oggetto di pianificazione mattutina.

Si sorseggia il  tè e si decide se fare tagliatelle al ragù, o tortellini. Roastbeef o arrosto al latte. Risotto al sugo di moscardini o spaghetti alle vongole.

Si ingrassa solo col pensiero.

Io torno un pò figlia, e anche un pò fidanzata, mi sveglio ad orari scandalosi, ci scappa pure un cinema, e prima di assuefarsi ai portici, alle dormite, alla libertà e alla spensieratezza, si torna nella Terra Dei Longobardi.

Quella della cassoela, per dire.

Laddove non si può che lavorare e camminare sotto la pioggia senza il conforto di un portico degno di questo nome.

Fergie Frederiksen

Sapete chi è , anzi chi era costui? Sono certa di no...

 Vi ricordate dei Toto ? Qualcuno forse si! Bene, anzi proprio bene no, ma andiamo avanti...

Fergie Frederisken era il cantante dei Toto, solito alle varie depressioni che lui stesso diceva, curava proprio con il suo lavoro, la musica.

Da tempo gli avevano diagnosticato un cancro al fegato e non vogliamo pensare come una persona così tanto fragile possa avere assimilato la notizia....Aveva solo 62 anni dopo tutto, ma quante persone continuano a morire dall'inizio del 2013 e in questo 2014?

 Sono io che, per ragioni private, faccio caso a queste cose o non sbaglio?Non ha avuto una lunga vita neppure con i Toto , se vogliamo dirla tutta, ha collaborato con band più o meno note e anche come solista , con risultati un pochino altalenanti.

La fatale notizia stranamente non lo stremò, ma gli diede nuova linfa lavorativa e si mise di buona lena per donarci tre album nuovi di zecca.

Forse il più importante è stato "Happiness in the road", anche perchè scritto , provato e registrato sotto l'effetto delle medicine e della chemioterapia.

Fu anche operato svariate volte e tutto questo inesorabilmente portava uno stop alla sua fase lavorativa.

Ma il tempo che veniva a mancare ,.aumentava il suo coragggio di vivere e portò a termine bene o male , le sue opere allora incompiute. Anzi il tutto fu proprio una sana terapia nei suoi ultimi ardui anni di vita.

Nell'estae del 2011 sembrava che Fergie avesse sconfitto definitivamente la malattia, stava bene e aveva ripreso vigore e peso. Ma l'insidia  infida stava in agguato. Lo travolse ancora incidendo il suo fisico ormai intaccato.

 Ed ora come sempre piangiamo un cantante in meno. La scelta , voi direte , è vastissima..ma se tutti se ne vanno di questo passo non so se vincerà chi resta o chi parte!

 Alla prossima.

Felice Solstizio d'Inverno!

Tu

vuoi sapere secondo quale criterio Pitagora si astenesse dal mangiar

carne, mentre io mi domando con stupore in quale circostanza e con

quale disposizione spirituale l'uomo toccò per la prima volta con la

bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto; e

imbandendo mense di corpi morti e corrotti, diede altresì il nome di

manicaretti e di delicatezze a quelle membra che poco prima muggivano e

gridavano, si muovevano e vivevano. Come poté la vista tollerare il

sangue di creature sgozzate, scorticate, smembrate, come riuscì

l'olfatto a sopportarne il fetore? Come mai quella lordura non stornò

il senso del gusto, che veniva a contatto con le piaghe di altre

creature e che sorbiva umori e sieri essudati da ferite mortali?

Si muovevano le pelli, le carni muggivano sugli spiedi cotte e crude, e come di vacche si udiva una voce.

Questo

è invenzione e leggenda; nondimeno, è veramente mostruoso che un

individuo abbia fame di esseri che ancora muggiscono, insegnando di

quali animali ci si debba nutrire, mentre questi sono ancora in vita ed

emettono la propria voce, e stabilendo determinati modi di condire,

cuocere e imbandire le loro carni. Bisognerebbe cercare chi per primo

diede inizio a pratiche simili, non colui che troppo tardi vi pose

fine.

Qualcuno

potrebbe dire che i primi uomini a mangiare carne furono sollecitati

dalla fame. In effetti, non perché vivessero fra desideri illegittimi,

né perché disponessero del necessario in abbondanza essi pervennero a

questa pratica, sfrenatamente abbandonandosi a inammissibili piaceri

contro natura. Anzi, se in questo momento ritornassero in vita e

riacquistassero la voce, essi direbbero: "Beati e cari agli dèi voi che

vivete adesso! Che epoca vi è toccata in sorte, quale smisurato

possesso di beni godete e vi dividete!

Quante piante nascono per voi,

quanti frutti vengono raccolti: quanta ricchezza potete mietere dai

campi, quanti prodotti gustosi cogliere dagli alberi! Vi è lecito anche

vivere nell'abbondanza senza il rischio di contaminarvi. Noi, al

contrario, abbiamo dovuto far fronte al periodo più cupo e buio del

mondo, perché ci siamo trovati in una condizione di grande e

irrimediabile indigenza fino dalla nostra prima comparsa sulla terra.

L'aria occultava ancora il cielo e gli astri, mescolata a una fosca e

impenetrabile umidità, al fuoco e ai turbini del vento. 'Non ancora il

sole' aveva assunto una posizione stabile,

né con il suo corso fisso distingueva alba

e tramonto, e li conduceva di nuovo indietro < dopo averli incoronati con le stagioni fruttifere

inghirlandate di bocciuoli: la terra era stata violentata

dallo straripare disordinato dei

fiumi, e in gran parte 'per le paludi era informe'. Essa era

inselvatichita da un profondo strato di melma e dal rigoglio di

boscaglie e di macchie sterili. Non venivano prodotti frutti domestici e

non esisteva alcuno strumento dell'arte agricola, né c'era alcun

espediente della ragione umana. A quel tempo la fame non dava tregua, e

il seme del grano non attendeva le giuste stagioni dell'anno. Che c'è

dunque di strano se contro natura siamo ricorsi alla carne degli

animali, dal momento che si mangiava il fango 'e si divorava la

corteccia degli alberi', ed era una fortuna 'trovare un germoglio di

gramigna o una radice di giunco'? Dopo aver assaggiato una ghianda e

averla mangiata, eravamo soliti danzare di gioia attorno a una quercia o

a una farnia, chiamandola datrice di vita, madre e nutrice.

Quest'unica festa era nota alla vita di allora, mentre il resto era

tutto un rigurgitare di turbamento e di tristezza. 

Ma voi, uomini d'oggi, da quale

follia e da quale assillo siete spronati ad aver sete di sangue, voi

che disponete del necessario con una tale sovrabbondanza? Perché

calunniate la terra, come se non fosse in grado di nutrirvi? Perché

commettete empietà contro Demetra legislatrice e disonorate Dionisio

benigno, dio della vite coltivata, come se non vi venissero da loro

doni a sufficienza? Non vi vergognate di mischiare i frutti coltivati al

sangue delle uccisioni? Dite che sono selvatici i serpenti, le pantere

e i leoni, mentre voi stessi uccidete altre vite, senza cedere affatto

a tali animali quanto a crudeltà. Ma per loro il sangue è un cibo

vitale, invece per voi è semplicemente una delizia del gusto".

[...]

Nulla

turba comunque il nostro senso del pudore, non il fiorente aspetto di

queste creature sventurate, non il fascino della loro voce armoniosa,

non l'accortezza della loro mente, né la purezza del loro modo di

vivere e la loro straordinaria intelligenza. Invece, per un minuscolo

pezzo di carne priviamo un essere vivente della luce del sole e del

corso dell'esistenza, per cui esso è nato ed è stato generato. Per di

più, crediamo che i suoni e le strida che gli animali emettono siano

voci inarticolate, e non piuttosto preghiere, suppliche e richieste di

giustizia: poiché ognuno di loro proclama: "Non cerco di scongiurare la

tua necessità, ma la tua tracotanza; uccidimi per mangiare, ma non

togliermi la vita per mangiare in modo più raffinato". Che crudeltà! E'

terribile vedere infatti imbandite le mense dei ricchi, che usano i

cuochi, professionisti o semplici cucinieri, come acconciatori di

cadaveri; ma ancor più terribile è vedere quando esse vengono

sparecchiate: perché gli avanzi sono più abbondanti di quanto è stato

consumato. Queste creature dunque sono morte inutilmente!

(Plutarco, Del mangiar

carne, trattati sugli animali, ed. Adelphi, Milano, 2001, a cura di

Dario del Corno, traduzione di Donatella Magini)

Fettuccine alla papalina

Benissimo, questo è il mio primo post (e forse sarà anche l'ultimo dopo che i romani avranno assaggiato la mia preparazione...) e visto che mi è stato proposto di cimentarmi con la cucina locale.... locale sia!!!!Premetto che sono triestina, mi avvicino al centro Italia grazie a mio padre che è toscano, non so se conta il fatto che lavoro per un'amministrazione che ha sede nella capitale, ma...insomma....io ci provo!!!! Ciò che conta è che amo mangiare, quindi dovrei offrire sufficienti garanzie.... inizio con un piatto assaggiato per la prima volta nel lontanissimo anno in cui feci la gita scolastica di quinta superiore, quando le gite erano ancora un piacere e non un mero obbligo lavorativo, ma è un sapore che mi è sempre rimasto nel cuore e che ora, che finalmente ho imparato a cucinare decentemente, voglio riassaggiare!!! Udite udite.... le FETTUCCINE ALLA PAPALINA!!!!Noi in casa siamo in tre, di cui uno di larghi appetiti più un cane che non disdegna, quindi vado con la solita dose per quattro persone:400 g. di fettuccine100 g. di prosciutto crudo100 g. di burro1 cipolla130 g. di piselli100 g. di parmigiano (se poi usate il pecorino non è che gli faccia male...)2 uovaolio, panna, sale e pepe q.b.Inizio a tagliare il prosciutto a listarelle (tirandomi le orecchie da sola perchè rischio di finirmelo tutto prima di arrivare al tegame), taglio la cipolla fine fine (altrimenti mio figlio me la tira dietro), sbatto le uova con un po' di sale e grattugio il parmigiano (insisto nel sostenere che il pecorino è tutt'altra cosa, quindi confesso la bugia e vi dico chiaro e tondo che ho usato il pecorino...slurppp....altra autodisciplina per non farmelo fuori tutto!).Mentre a parte porto l'acqua per la pasta ad ebollizione, in un tegame lascio il burro a sciogliere e aggiungo la cipolla, il prosciutto e i piselli e, solo al momento di scolare la pasta, aggiungo le uova sbattute, il formaggio grattugiato, la panna e aggiungo sale e pepe a gusto... a questo punto il nostro fantastico sughetto pieno di colesterolo (ma saporitissimo) è pronto e passo a versare la pasta nella padella, una breve rimescolata delicatissima ed è pronta da impiattare.... non è certamente un piatto adatto alla stagione calda in cui siamo ora, ma quassù al nord fa ancora sufficientemente fresco per giustificare la golosità della sottoscritta che finalmente ha ritrovato un sapore mai dimenticato.Oserei anche aggiungere (ora che ho qualche anno in più e apprezzo il "bere bene e con saggezza") che accompagnerei questo primo piatto con un bianco di Ariccia (nonostante la mia passione per i rossi corposi)... un pranzo perfetto sulle scie dei ricordi...Ora, dopo avervi allietato (speriamo...) con la mia cucina, aggiungo ancora un paio di cose a completamento di questo viaggio nella memoria dei miei diciott'anni perchè è un ricordo pieno di poesia, è un ricordo legato alla scoperta di una città bellissima, dell'arte e della storia... sono dei piccoli scatti che risalgono a molti anni fa, ma rammento la struggente sensazione provata mentre, seduta nell'autobus, ammiravo il tramonto sul Lungotevere, come l'istante in cui, all'ingresso di S.Pietro in Vincoli rimasi senza fiato per lo splendore della chiesa (già allora ero innamorata dell'arte) e la sera in cui girammo per tutti i vicoli di Trastevere e cenammo in una vecchissima trattoria dove un anziano signore ci preparò la pasta più buona del mondo chiedendo pochissimi spiccioli ed elargendo tanta umanità. Questa è la mia "prima Roma", immagine sempre rimasta nel mio cuore e mai sciupata dalla "Roma lavorativa" di oggi, quella vissuta solo con la stanchezza dei corsi di aggiornamento e con l'angoscia degli esami di qualificazione professionale.... resta il ricordo vivo di una città viva nel presente, ma fortemente legata alla tradizione, alla storia e, soprattutto, alla sana e saporita cucina del "ientaculum", del "prandium" e della "coena".Potete leggere questo articolo anche su Ristoranti Roma.

Festival 2014..

Eccoci qui come ogni anno con questa ricorrenza che a me sinceramente rompe molto, ma forse per gli addetti ai  lavori, sarà come sempre la benvenuta.... Mi interessano due cose solo quest'anno , la presenza di Rufus Wainwright e la mostra fotografica " Facce da Festival" che ha già contagiato il Casinò di Sanremo,( una volta splendida cornice di questa manifestazione)!

Molti scatti sono di proprietà del Casinò stesso con volti notissimi e assidui frequentatori della casa da gioco. Ad ognuno il suo hobby, basta avere denaro, oggi un po' in disuso...(sic)! Una chicca è la presenza del nostro Antonio De Curtis , in arte Toto', si... giocatore pure lui...

Un'intera sezione è dedicata al Mimmo nazionale, Domenico Modugno, grande habituè del Festival e più volte meritato vincitore , al quale va il merito di avere fatto conoscere molte nostre canzoni oltreoceano...

Non manca il grande Giorgio Gaber, anche la Gina nazionale, la Lollo, (Lollobrigida per capirci), che non ricordo cosa ci facesse al Festival......ma siamo generosi con tutti noi liguri, malgrado la nomina...

Quindi questa mostra è interessante perchè è un vero e proprio incontro tra passato e presente , senza nulla togliere al valore artistico e pecuniario delle foto esposte.

Chi è dalle parti di Sanremo o un patito del Festival arrivato da tutta Italia ( corte dei discografici compresa) vada a visitarla , ne vale la pena! E' aperta fino al 20 febbraio, tutti i giorni festivi inclusi dalle 15 alle 23 , ingresso gratuito.....e poi dite che i liguri sono tirchi!!!!Per finire vi lascio con una deliziosa canzone di Rufus, che vale la pena di ascoltare in tv quando si presenterà nella serata giusta e dal vivo questa primavera con pochissime date italiane!!!!..

 Buon ascolto e buon divertimento!

FAVE E CICORIA

Metti che ti sei beccata l'influenza (a metà aprile!), sei chiusa in casa e l'ultima cosa di cui hai voglia è uscire per andare a fare la spesa... L'unica soluzione è inventarti qualcosa con quello che hai.

Ma non puoi prepararti un piatto qualunque, ti ci vuole qualcosa che ti tiri un po' su, che ti coccoli... Esatto, un bel comfort food!

Ed è proprio ciò che ho fatto ieri sera.

In freezer avevo un sacchetto di fave, in frigorifero un bel mazzo di cicoria fresca... Et voilà, in poco più di mezz'ora mi sono ritrovata in Puglia, con un bel coccetto fumante di fave e cicoria.

INGREDIENTI (per una persona)

250 g di fave surgelate

200 g di cicoria pulita

1 spicchio d'aglio

1/2 peperoncino

1 acciughina sottolio

1 cucchiaio di olio d'oliva

Sale e Pepe qb

PREPARAZIONE

Buttate le fave in acqua bollente salata e fatale cuocere per 25'.

Scolatele e passatale con il frullatore a immersione con un pochino di acqua di cottura per ottenere una sorta di purea.

Scottate la cicoria in acqua bollente salata, scolatela e ripassatela in una padella dove avrete fatto scaldare l'olio con l'aglio, l'acciuga e il peperoncino.

Mettete nel coccetto la purea di fave e posatevi sopra la cicoria (privata dell'aglio e del peperoncino).

Servite con una spolverata di pepe nero e un filo d'olio.